4 Gennaio 2012 - ANALISI PERSONALE SUL "CASO ITALIA"

Io credo che nella vita prima o poi bisogna dire grazie a qualcuno. Nel campo della politica, intesa in senso generale, credo veramente sia arrivato il momento di dire grazie a qualcuno, in modo chiaro ed inequivocabile. Grazie alla corruzione nelle Pubbliche Amministrazioni. Secondo la Corte dei Conti, il sistema complessivo della corruzione costa 60 miliardi l'anno. In una tabella di Transparency International, l'Italia è scesa dal 63° al 69° posto nell'indice di percezione della corruzione. Siamo in compagnia di Ghana e Isole Samoa. Poi ci meravigliamo e piangiamo se i Mercati non hanno fiducia nell'Italia. Grazie ancora più forte all'evasione fiscale, la quale ammonta a circa 300 miliardi di Euro. Tra ottobre e novembre, con lo spread ai massimi e un Paese sull'orlo della bancarotta, l'esportazione illegale di valuta dall'Italia ha toccato il suo picco, crescendo del 50%, davvero complimenti!

La scelta di Napolitano
Sarcocy e Merkel
I "Soggetti interessati"
Cosa fare allora?
Ora tocca agli Italiani
Cose importanti da fare
Riduzione del n° dei Parlamentari

APPROFONDIMENTI

Il Pil (prodotto interno lordo)
Deficit Pubblico
Spesa Pubblica
Entrate
Debito Pubblico
Lo Spread
Il ruolo delle Banche










 

Prima di argomentare sul “caso Italia”, con valutazioni del tutto personali, frutto di miei ragionamenti, mosso dal desiderio di dare un piccolissimo contributo di idee, come qualsiasi cittadino può fare e ha il diritto di fare, nei limiti, naturalmente, delle mie capacità, desidero manifestare al Prof. Mario Monti, Presidente del Consiglio, tutto il mio appoggio e la mia stima.
Sono assolutamente d’accordo con la scelta effettuata dal Presidente della Repubblica: era l’unica possibile e la più ragionevole, in un momento così difficile per il nostro Paese.
Non un governo istituzionale o di larghe intese, come qualcuno aveva suggerito, avrebbero trovato difficoltà insormontabili. Non elezioni anticipate, avrebbero impegnato le forze politiche in una battaglia senza esclusione di colpi, con un governo ancor meno autorevole ed incapace di far fronte alle aspettative dei mercati finanziari.
Quindi un governo tecnico, guidato da un uomo di grande prestigio e composto da tecnici di valore assoluto, sia dal punto di vista professionale che umano, in grado di segnare una svolta decisiva verso quel cambiamento, anche d’immagine, che tutti si aspettavano, in Italia ed in Europa.
E governo tecnico è: questo a me rassicura molto e dà fiducia, a voi non so.
Era difficile auspicarlo? A mio avviso era facile, senza con questo voler in alcun modo sminuire l’importanza della decisione presa dal Capo dello Stato, vista la situazione in cui ci trovavamo, vista la litigiosità della politica e visto cosa succedeva di fronte alle telecamere del mondo intero. 
Quando due persone di primissimo livello come il Presidente  Francese Nicolas Sarkocy e la Cancelliera Tedesca Angela Merkel, si scambiano sorrisi ironici e di scherno nei confronti del Presidente del Consiglio, offendendo il nostro Paese in maniera così plateale, vuol dire che la sfiducia nei confronti dell'Italia è a livelli non più sostenibili.

Parliamoci subito chiaro: le misure adottate dal governo Monti sono molto dure, difficili da digerire, ma indispensabili, pena il fallimento del “sistema Italia”. I primi segnali sono positivi ed incoraggianti, sia da parte dei governanti Europei che da parte dei Mercati (sui titoli decennali c'è ancora parecchio da lavorare!); il poi lo vedremo, poiché ci sono molti nodi da sciogliere, soprattutto molti grazie da dire.

I “soggetti  interessati” al grazie sono parecchi, i principali: le varie mafie, l’inquinamento e il degrado della politica, le varie cricche politico-affaristiche, l’evasione fiscale.
Sono quattro entità che minano alla radice la nostra economia, in quanto sottraggono al bene comune larghissima parte della ricchezza prodotta ogni anno.
Per quanto riguarda i “soggetti” al primo punto, dobbiamo affidarci totalmente al grande lavoro che stanno facendo i Magistrati e le Forze dell’Ordine: lavoro duro, difficile, molto pericoloso, che gli stessi portano però avanti con encomiabile perseveranza e spirito di sacrificio; a loro il nostro ringraziamento fortissimo ed incondizionato, vero, non ironico, come sopra.
L’inquinamento e il degrado della politica, e le varie cricche politico-affaristiche, rappresentano la vera nota dolente della nostra Italia, il vero sintomo del malessere nel nostro Paese, per assurdo più della malavita organizzata, perché la politica la scegliamo noi, con il nostro voto, non altri; la politica siamo noi, come il Presidente Napolitano ha detto.
Tanto più un popolo esprime una politica che non si occupa realmente della Polis, ma fa i propri interessi, quanto più le sue difficoltà aumentano fino a raggiungere livelli di guardia.
Ciò che accade sotto i cieli della politica e “zone limitrofe”, credo obiettivamente sia qualcosa di veramente incredibile, da far tremare i polsi; quello che si vede in superficie, come può essere lo stipendio dei parlamentari o certi loro privilegi, è veramente ben poco rispetto a ciò che sta in profondità e che quindi non riusciamo a vedere.
È chiaro che ciò provoca un enorme spreco di denaro che va nelle loro tasche, non nelle nostre.
È altrettanto chiaro che quando una società decide che il denaro facile, la ricerca del successo ad ogni costo, il non rispetto delle regole siano i suoi valori predominanti, debba aspettarsi  comportamenti  e situazioni di questo genere, è inevitabile.

Cosa fare allora?
L’ho scritto in un precedente articolo e non posso che ribadire gli stessi concetti:  nel momento della scelta non bisogna lasciarsi condizionare da remore di alcun genere, oramai gli “steccati ideologici”, come si diceva una volta, o barriere ideologiche, non esistono più, esistono uomini e donne capaci di fare buona politica, con la testa e con il cuore, anche se nessuno è perfetto, ed altri che non sono capaci, la ricetta è molto semplice, basta stare con i piedi per terra e non credere alle favole.
Naturalmente non possiamo aspettarci dai politici comportamenti consoni, se noi agiamo in maniera contraria al bene comune: prima di tutto non è onesto pretenderlo, e poi l’insuccesso sarebbe pressoché certo.
Tanto per rimanere in tema con i nostri comportamenti: l’evasione fiscale, il più importante dei nostri crucci, è attestata su livelli davvero spaventosi, circa 300 miliardi di euro.

Gli italiani sono un popolo davvero curioso, inveiscono contro i governanti, sempre, ma quando c’è da pagare le tasse, preferiscono tirarsi indietro.
E invece non deve essere così. Se fosse ancora in vita, il Prof. Tommaso Padoa Schioppa riderebbe sicuramente, molto amaro anche lui, ma riderebbe.
Non so se chi a suo tempo ironizzava sulla oramai famosa frase “è bello pagare le tasse”, ora avrebbe il coraggio di sorridere di fronte a lui e guardarlo in faccia: è la Nemesi della Storia. La Storia si vendica, prima o poi, della nostra superficialità, della nostra impudenza, della nostra malafede (se c'è): ciò avviene sempre!

Anche in questo caso, cosa fare?
Prima una premessa: qualche tempo fa, all’indomani dell’incarico affidato dal Capo dello Stato al Prof. Mario Monti di formare un nuovo governo, su un giornale web, tra i tanti commenti presenti, fui colpito dal seguente titolo: “Dopo il Prof. Monti, ora tocca agli italiani”. È quello che penso anch’io. Non nel senso di stangata, ma nel senso che il Professore e i suoi Ministri, da soli potranno fare poco, se non ci sarà la fattiva collaborazione degli Italiani.
Ed allora si mettano in testa, quelli interessati, quelli che evadono in maniera spudorata le tasse, quelli che magari portano i capitali in Svizzera o da qualche altra parte del mondo, che tale azione procura danni gravissimi allo Stato; a loro ciò non interessa, altrimenti non lo farebbero, ai loro figli e nipoti forse sì!

A questo punto è chiaro a chi dobbiamo dire grazie? Nessun paese al mondo può permettersi problematiche di questa entità, nemmeno l’Italia, che pure è un Paese molto sviluppato: se prima certe “licenze” potevano essere consentite, ora non più.
L’economia si è globalizzata, nuove Nazioni si sono fatte avanti con grande forza, vedi la Cina, l’India, la Corea del Sud, il Brasile ecc, altre hanno incominciato da poco e altre ancora le seguiranno: è gusto così, è logico che sia così.
Ed allora i grandi Paesi si dovranno dare delle regole nuove, pena il fallimento o, nella più ottimistica delle previsioni, l’arretramento verso posizioni di retroguardia che non faranno piacere ai loro popoli, abituati ad un buon tenore di vita.
Quando intorno ad una tavola ci sono poche persone, può essere facile renderla ricca di pietanze, quando ce ne sono parecchie è sicuramente più difficile. Saranno i popoli più virtuosi che andranno avanti meglio, gli altri dovranno mettere in cantiere diverse manovre finanziare e spremere sempre di più quelli che meno hanno da offrire.
Perché la Germania ha sopportato meglio la cosiddetta “crisi economica mondiale” e i suoi titoli di Stato, i suoi oramai famosi “Bund” offrono rendimenti più bassi rispetto a quelli Italiani? Perché forse i tedeschi qualcosa di diverso ce l’hanno davvero, non nel senso di “superiorità della razza”, idea aberrante che non merita commenti, ma nel senso di rispetto delle regole, di certe rigidità caratteriali e comportamentali che loro hanno e noi un po’ meno.
Non che i tedeschi siano Santi, anche loro, per esempio, qualche “tentavo” di evasione lo fanno, in ogni caso la loro evasione fiscale è poco più della metà di quella italiana: mentre la nostra rappresenta il 20 % del Pil (prodotto interno lordo), la loro è del 12 %.
Pensate cosa significherebbe per l’Italia avere una evasione che fosse del 12 % invece che del 20 %: quasi centotrenta miliardi di euro disponibili per le nostre necessità.
E se noi, a volte, ironizziamo sul loro carattere, i Mercati invece lo apprezzano molto, lo apprezzano così tanto che gli acquirenti “fanno a pugni” per comprare i loro titoli di Stato, perché solidi, non a rischio come quelli italiani (a pugni forse è esagerato, ma la preferenza è evidente); noi invece, più furbi, dobbiamo offrire rendimenti ben più alti per vendere i nostri titoli e avere così il denaro sufficiente per fare tutto ciò di cui uno Stato ha bisogno, compresi gli stipendi agli Statali e le Pensioni.
Tanto per essere precisi, il nostro debito pubblico, a giugno, dati della Banca d'Italia, era di circa 1901 miliardi di euro, il 122% del Pil realizzato nel 2010: un debito superiore a ciò che abbiamo prodotto in un anno!. Qualcosa di incredibile, se non fosse che anche gli altri Paesi hanno un debito pubblico molto elevato: gli stessi tedeschi ne hanno uno quasi come il nostro, ma almeno hanno la bontà di pagare le tasse e quindi destinare più risorse alla loro economia, che infatti è ben più solida della nostra.

Come se ne esce allora? Agendo con grande fermezza contro l'evasione e riducendo il debito pubblico
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Prima però il nostro governo deve fare un’altra cosa molto importante: ottenere l’ormai famoso “pareggio di bilancio”, come ci richiede con insistenza l’Europa, cioè fare in modo che le entrate siano uguali alle uscite, in modo da non aumentare ulteriormente il debito pubblico.
Se tra le entrate e le uscite vi è un saldo negativo, vuol dire che lo Stato ha un deficit da colmare al più presto. Il cosiddetto patto di stabilità, cioè l’accordo base dell’Unione monetaria europea, prende in considerazione il rapporto tra il deficit pubblico e il Pil e fissa un valore che non deve essere superato: il 3%. Per quanto riguarda l’Italia, tale rapporto, alla fine del 2011 si attesterà al 3,8%, un valore troppo elevato che richiede un intervento immediato: l'ultima manovra va proprio in questa direzione: essa prevede un riduzione del deficit di 20,2 miliardi nel 2012, 21,3 miliardi nel 2013 e 21,4 miliardi nel 2014. Tenendo conto anche degli interventi adottai questa estate con i decreti di luglio e agosto, la correzione è pari a quasi 76 miliardi nel 2013 e a circa 81 miliardi nel 2014.

Sia chiaro: una cosa è il deficit e un’altra è il debito pubblico accumulato nel tempo.
Per ridurre il debito non bastano misure contingenti ma servono misure strutturali, che abbiano incidenza nel tempo e producano sicuri effetti: riforma delle pensioni, reintroduzione dell’Ici sulla prima casa, lotta all’evasione fiscale, interventi in favore delle imprese, liberalizzazioni, riforma del "Mercato" del lavoro.
E' quanto sta facendo il Prof. Monti e il suo Governo.
Già, le imprese! Non ne abbiamo parlato mai finora, ma in un Paese industrializzato come il nostro, hanno un ruolo fondamentale, sono loro che producono ricchezza. Con lo spread così elevato, hanno difficoltà con i prestiti, in quanto le banche pretendono interessi più elevati; in alcuni casi le stesse banche si rifiutano di concederli.

Un approfondiremo riguardante le Imprese nelle "COSE IMPORTANTI DA FARE"

Per le famiglie normali, per gran parte degli italiani? Grazie a quelli di cui abbiamo parlato, si parla di circa 8000 euro in più da pagare nel triennio 2012-2014, se si considerano tutte le misure adottate nel recente, non solo quelle di Monti.

Non c’è nulla da fare: se non abbiamo la forza di mettere all’angolo ciò di cui abbiamo parlato, sprechi e spese inutili, inquinamento della politica, evasione, tutto sarà tremendamente difficile.
È una sfida molto difficile, ma non impossibile, speriamo di trovare persone di valore, che agiscano solo con la testa e con il cuore e siano capaci di indicarci la strada giusta e guidarci su quella strada.

Una cosa ci può però consolare: in fondo tutto dipende da noi, i politici li scegliamo noi, dal professionista ci rechiamo noi, la dichiarazione dei redditi la facciamo noi, tutto dipende da noi.

COSE IMPORTANTI DA FARE

- Immagine diversa del nostro Paese. La credibilità di un Paese incomincia proprio dall'immagine che mostra di sé e dei suoi leaders, è fondamentale: la scelta del Capo dello Stato è partita da questa considerazione. A proposito di credibilità, mi ha molto colpito una rivelazione, fatta pochi giorni fa dall'Europarlamentare Martin Schulz, riportata da un noto settimanale: "quando nell'Europarlamento parlava l'Italia, si toglievano la cuffia".
E' una testimonianza che non ha bisogno di alcun commento: la sua gravità è palese (assoluta), e spiega, al di là di ogni considerazione di ordine tecnico, il motivo per cui i Mercati hanno incominciato ad avere poca fiducia nel nostro Paese.

- Capacità di taccogliere le sfide del "Mercato globale". Se un grande Paese vuole conservare i suoi livelli, è vitale che si attrezzi, nel più breve tempo possibile, per raccogliere le sfide che gli vengono lanciate da altri Paesi: pronto nella sua tecnologia, pronto nella sua politica, pronto nelle sue regole di convivenza civile (l'immigrazione, ad esempio, ma non solo!), nella riscoperta di valori importanti. In ordine alla tecnologia, l'Italia non può competere con altre Nazioni, ad esempio la Cina, con prodotti di basso livello (loro hanno un costo del lavoro inferiore, seppure in continuo aumento), deve competere con prodotti di medio-alto livello, di qualità, e per fare questo ha bisogno di mettere le imprese nella condizione di acquisire nuove tecnologie ed anche di "produrre ricerca", cioè progettare soluzioni innovative, al loro interno, che riguardino i processi produttivi, i prodotti ed anche il marketing, cioè tutte quelle attività finalizzate ad ampliare i mercati o al mantenimento delle quote di mercato già servite. In termini tecnici si parla di R&S intra - muros (Ricerca e Sviluppo fatta all'interno dell'azienda).
In questo momento le nostre imprese lamentano difficoltà nelle "commesse".

Alle stesse aziende devono essere concesse agevolazioni fiscali che facilitino il loro percorso d'impresa.
Il cosiddetto decreto "Salva Italia" del 6 dicembre 2011, denominato ACE (Aiuto alla Crescita Econimica), va proprio in questa direzione: consiste nella possibilità di portare in deduzione dal reddito complessivo dichiarato, un importo corrispondente al rendimendo nozionale riferibile ai nuovi apporti di capitali di rischio, nonché agli utili reinvestiti in riserve di capitale.

Cosa sono i capitali di rischio? I capitali di rischio sono quelle particolari forme di investimento a medio-lungo termine realizzate da operatori specializzati, prevalentemente in aziende non quotate, che prevedono l’apporto di risorse finanziarie sotto forma di partecipazione al capitale azionario o di sottoscrizione di titoli obbligazionari convertibili in azioni.
Assieme ai capitali, gli investitori mettono a disposizione dell’impresa anche le proprie competenze tecnico-manageriali e una rete di contatti con altri professionisti, investitori e istituzioni finanziarie. Le imprese oggetto dell’operazione sono generalmente caratterizzate da un elevato potenziale di crescita e redditività e dalla possibilità di aumentare il proprio valore nel medio-lungo periodo.

- Evitare, con ogni mezzo, gli sprechi. Gli sprechi della Politica sono talmente tanti e così evidenti! Basti dire che la corruzione dentro le Pubbliche Amministrazioni costa alle casse dello Stato ben sessanta miliardi di Euro, terza causa di danno all'erario.

Quindi, subito, per incominciare: drastica riduzione del numero dei Parlamentari e quindi, di conseguenza, riduzione di portaborse, faccendieri e di "certi personaggi
", anche se, come qualcuno ha detto, con "certi personaggi" dobbiamo abituarci a convivere (purtroppo!)

E a proposito di spese incomprensibili (sprechi in questo caso non mi piace): mi chiedo a cosa è servito tenere per ben dieci anni le nostre truppe in Afghanistan e a che cosa servirà tenerle lì almeno fino al 2014. Combattere l'organizzazione terroristica Al Qaeda? Semplicemente ridicolo! Al Qaeda può essere ovunque, facciamo il nome della Somalia e dello Yemen? Aiutare il popolo afghano ad affrancarsi dalla povertà e dall'arretratezza? Ottima cosa, ma allora perché non aiutare altri Paesi? E' una domanda che vorrei fare al nuovo Ministro della Difesa, Ammiraglio Di Paola, anche se so già quale sarebbe la sua risposta: "I militari non possono essere tenuti in panchina, altrimenti, come gli atleti, perdono l'abitudine alla dispita!". Così ha risposto alla conduttrice di una trasmissione televisiva di prima serata: davvero sconcertante!
Per onestà, devo dire che, però, si è impegnato a ridurre in maniera significativa le spese militari, senza specificare quali.

- Lotta senza quartiere all'evasione fiscale. Il Ministro Passera: "il nostro impegno contro l'evasione sarà senza pace, sono soldi rubati". Non c'è commento da fare, c'è solo da agire, in fretta.

 

 

   

IL PIL

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) è una grandezza che esprime il valore complessivo di beni e servizi prodotti all’interno di un Paese, in un certo intervallo di tempo, che solitamente è l’anno, destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni).
Per esso vale l’identità keynesiana Y = C + G + I + (X –M), dove Y è il PIL, C sono i consumi finali, G è la spesa dello Stato, I gli investimenti, X le esportazioni e M le importazioni.

DEFICIT PUBBLICO

Il deficit o disavanzo pubblico è quella situazione economica in cui le uscite superano le entrate.
Il disavanzo è un risparmio negativo, mentre l’avanzo o surplus è un risparmio positivo, cioè quella situazione in cui le entrate superano le uscite.
Se quindi uno Stato ha un deficit di bilancio deve cercare di risanarlo mediante manovre economiche o leggi finanziarie, oppure strategie economico-finanziarie di più lungo periodo, il cosiddetto DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria)

SPESA PUBBLICA

La spesa pubblica è composta dagli acquisti pubblici e dai trasferimenti alle Amministrazioni locali, alle imprese e ai singoli (pensioni, sussidi di disoccupazione)

ENTRATE

Imposte dirette quali IRPEF (singoli) e IRES (reddito delle società) ed imposte indirette come l’IVA.

Il deficit pubblico viene misurato indicando il suo ammontare in Euro, oppure rapportato al Prodotto Interno Lordo (PIL).
Gli economisti preferiscono valutarlo nella seconda maniera, cioè rapportato al PIL.
Il rapporto deficit/PIL rappresenta un parametro essenziale per il Patto di Stabilità e per la crescita dei Paesi dell’Euro.

 

DEBITO PUBBLICO

Quando uno Stato ha un deficit nei suoi conti pubblici, si pone la questione della sua copertura finanziaria: solitamente ciò avviene con l’emissione di Titoli di Stato come BOT e CCT, sui quali naturalmente deve pagare degli interessi che vanno ad alimentare le uscite.
Secondo la Banca d’Italia, il debito pubblico italiano, a giugno 2011, ammontava a 1901 miliardi di euro, pari al 122% del PIL realizzato nel 2011.

 

Chi detiene il debito pubblico italiano
Facendo una distinzione tra in base alla nazionalità:
56,4 % soggetti italiani
43,4 soggetti stranieri

Facendo una distinzione in base alla tipologia di detentori:
12,7% famiglie
Il resto persone giuridiche quali banche, assicurazioni e fondi

3,6% Banca d’Italia
26,2 % banche commerciali italiane
13,8 % compagnie assicurative e fondi italiani
10,6 % banche estere
32,8 % fondi esteri
le somme non fanno 100 %, ma poco importa!

Se uno Stato non vuole fallire, ha allora la necessità assoluta di riequilibrare i suoi conti: con tagli alle spese e/o con un aumento della tassazione sui contribuenti (imposte dirette ed indirette), vendita di beni pubblici sotto forma di privatizzazioni, condoni, diminuzione dell’evasione fiscale.

 

LO SPREAD

In questo periodo si parla tanto di SPREAD: esso rappresenta la differenza tra il rendimento dei titoli di stato tedeschi (Bund) e i nostri Btp (buoni del tesoro pluriennali) di durata decennale.
Bund e Btp sono obbligazioni governative, cioè titoli, grazie ai quali Germania ed Italia incassano subito dei soldi che poi restituiscono dopo un certo numero di anni insieme agli interessi.
Ovviamente più uno Stato ha una economia forte, minori saranno gli interessi che dovrà pagare su tali titoli a chi li compra. Il motivo? La Germania ha una economia forte e quindi gli investitori puntano molto sui suoi titoli in quanto li considerano sicuri, non a rischio di fallimento della stessa Germania: la richiesta è elevata e gli interessi sono bassi.
Per l’Italia la situazione è esattamente opposta. La sua economia viene ritenta debole e quindi la richiesta di titoli è inferiore: l’unica maniera per renderli appetibili è concedere un rendimento elevato, con conseguenze facilmente prevedibili per le casse dello Stato (molto gravi!).
Facciamo un esempio: se un Bund rende il 2% l’anno e il Btp il 7% l’anno, la differenza tra i due è del 5% e quindi lo spread è del 5% o (è la stessa cosa) di 500 punti.
Se compro diecimila euro di Bund, tra un anno avrò un capitale teorico di 10200 euro, se invece compro diecimila euro di Btp, tra un anno avrò un capitale teorico di 10700 euro: molto di più se compro il titolo italiano, ma anche il rischio fallimento è teoricamente più elevato. Val la pena rischiare o è meglio accontentarsi? I mercati stanno dicendo che è meglio accontentarsi.

È una situazione sostenibile per l’Italia nel lungo periodo?
Io non sono un economista, ma credo che, con tutte le professioni di ottimismo, l’Italia non possa continuare su questa china: semplicemente non se lo può permettere.

 

IL RUOLO DELLE BANCHE

Uno spread così elevato mette in difficoltà molti soggetti. Prima di tutto le Banche, le quali sono costrette ad aumentare gli interessi delle loro obbligazioni (i titoli da loro emessi), se vogliono che le stesse siano competitive con i Titoli di Stato: conseguenza immediata è l’aumento degli interessi sui prestiti alle aziende (quando decidono di erogare prestiti, poiché c’è anche il rischio che decidano di non concederli!). Altra conseguenza è l’aumento degli interessi sui mutui alle famiglie. 
Risultato? Catastrofico per le aziende a corto di liquidità, costrette spesso a chiudere, e per le famiglie, soprattutto se giovani e desiderose di comprarsi una casa.
Se le aziende chiudono o mettono i loro dipendenti in cassa integrazione? Altro che crescita! Il Pil addirittura diminuisce!
E in questa situazione, per quanto tempo la Banca Centrale Europea o Bce continuerà a comprare titoli Italiani e a concedere prestiti alle Banche con interessi dell’1%, come sta facendo in questi giorni?

Come si finanziano le Banche

Una Banca può ottenere liquidità in diverse maniere:

dal pubblico, attraverso l'emissione di Obbligazioni (Titoli)

attraverso depositi (Conti correnti)

attraverso il cosiddetto Mercato Interbancario, cioè quel tipo di Mercato fatto di Banche che si prestano il denaro tra loro: una Banca che ha un surplus di denaro lo presta ad un'altra che ne ha carenza

Ottenendo denaro dalla Banca Centrale Europea (Bce), come è successo negli ultimi giorni del mese di dicembre

La crisi dei Mercati incide sulle Obbligazioni, e ne abbiamo parlato sopra, ma anche sul Mercato Interbancario: quando le Banche Italiane contraggono prestiti, offrono in garanzia dei Titoli BTP. I contratti di questi prestiti impongono un reintegro delle garanzie se lo spread supera una certa soglia per più di 5 giorni lavorativi: tutto ciò è avvenuto quando lo spread ha superato i 400 punti e poi i 450 punti. Quindi, se lo spread supera i 500 punti o se la violazione si protrae per più di 5 giorni consecutivi, le banche si trovano costrette a vendere i BTP o dovranno trovare risorse liquide per reintegrare le garanzie: il danno è evidente.
C'è anche un altro fattore che mette in difficoltà certe Banche: alcuni Istituti di Credito, per non rischiare, preferiscono "parchggiare" il loro denaro presso la Bce, ad un tasso irrisorio, 0,25 %, invece di prestarlo.
Venerdì scorso i depositi presso la Bce da parte delle Banche dell'Eurozona sono saliti a 411 miliardi di euro rispetto ai 346 del giorno precedente. E' stato polverizzato il picco storico di 384 miliardi toccato nel giugno del 2010 in piena crisi del debito della Gracia.
L'impennata dei depositi presso la Bce segue la maxi operazione di finanziamento triennale con la quale la stessa Banca ha fornito, la scorsa settimana, 489 miliardi di euro al tasso dell'1 %. Di tale somma, 116 miliardi di euro sono andati alle Banche Italiane.