L'Italia è a un bivio

Imboccare definitivamente una strada nuova
Una cosa che il Prof. Monti non ha fatto...
Sono finiti i sorrisi e le facili illusioni
Recupero della nostra forza, della nostra identità, del nostro orgoglio
E se qualcuno fa finta di niente, possiamo e dobbiamo ricordarglielo noi!

Nella sua Storia, l'Italia non è mai stata a un bivio come lo sarà tra pochi giorni: continuare a credere agli slogan, alle facili promesse, ai sorrisi da copertina, alle battute. Continuare, chissà per quanto tempo ancora, con il solito refrain sui giudici che non sono al di sopra delle parti, ma si accaniscono senza motivo su dei "poveri cristi.." in realtà "limpidi e cristallini...". Continuare ad avere notizia di leggi che non hanno una vera utilità generale, ma hanno l'impronta dell'esclusività, cioè ideate e fatte per pochi "eletti". Continuare a vedere poltrone parlamentari occupate da persone che dovrebbero stare in altro luogo, magari in un foro di avvocati o davanti ad un bravo fotografo per un bel book personale, oppure sapere che nelle stesse stanze, o in stanze limitrofe, si fa ostruzionismo contro una seria e serrata lotta alla corruzione e all'evasione fiscale.
Continuare, nonostante tutto, e nonostante tutti (autorità europee e mondiali, mercati finanziari, autorevoli giornali, semplice buon senso e pudore) a voler percorrere la strada umiliante e pericolosissima del declino economico e morale.

Oppure imboccare definitivamente una strada nuova, magari insieme a persone meno appariscenti, che
sorridono poco, meno avvezze alle telecamere, ma di sostanza. La strada è facile da trovare, è quella tracciata dal Prof. Monti ed individuata anche da altri. So bene che è una strada difficile da percorrere, ma obiettivamente è l'unica possibile, almeno in questa fase. E non è vero che il Professore abbia fallito, come qualcuno va dicendo e ripetendo da parecchio tempo. E' vero esattamente il contrario: per uno che doveva fare "due o tre cose, al massimo quattro", ha fatto molto, ha fatto moltissimo. Ha ridato credibilità al nostro Paese, ha "spento" i sorrisi ironici di certi leader europei, ha fatto alcune inderogabili riforme, ha soprattutto raffreddato i mercati finanziari. Vi sembra poco?

C'è però una cosa che effettivamente non ha fatto e che io al suo posto avrei sicuramente fatto: sbattere la porta. Sì, sbattere la porta, quando ha visto che era impossibile varare alcune riforme fondamentali, per esempio quella sulla giustizia (contenente al suo interno norme anticorruzione), nei modi e nei tempi che lui aveva in mente, perché troppe le resistenze e i condizionamenti: se ne sarebbe dovuto andare inchiodando in tal modo la politica alle proprie responsabilità. Ne sarebbe sicuramente uscito da vincitore. Non so perché non lo abbia fatto: forse per un pizzico di orgoglio, forse perché dotato di grandi capacità di sopportazione, forse perché sottoposto a pressioni esterne, a partire da quella del Presidente della Repubblica, e non solo. Ora che si è messo in gioco, che si è voluto "dare alla politica vera", la sua immagine è sicuramente un po' appannata, anche perché non è il suo "campo di battaglia", ma  la strada da lui indicata è quella da percorrere, non ci sono alternative.

I sorrisi, le facili illusioni, le scorciatoie sono finite: se davvero l'Italia vuole un futuro migliore per i propri figli e per i propri nipoti, deve imboccare la strada del cambiamento e scrollarsi definitivamente dalle spalle il passato.
Non ci sono altre maniere, possiamo costruire un futuro migliore solo se ci rendiamo conto pienamente che dobbiamo recuperare il senso pieno della nostra dignità di uomini e di donne: fatto di rispetto per le leggi, consapevolezza dei nostri diritti ma anche dei nostri doveri, orgoglio di essere cittadini italiani, desiderio di operare e fare scelte, anche di semplice routine, non solo per il nostro tornaconto, ma anche per il bene degli altri. Ho in mente, come esempio, certi nostri acquisti che comunemente facciamo solo poche volte nella vita, non solo per l'impegno finanziario (da circa diecimila fino a quarantamila euro), ma anche per una loro peculiarità riguardante la durata (ci siamo capiti, spero!): ebbene, quando vedo una ingiustificata esterofilia, mi chiedo perché noi agiamo così, mentre in altre nazioni (ad esempio Francia o Germania - ci sono stato ed ho potuto verificarlo personalmente -) fanno diversamente, esattamente il contrio, rivendicando con forza e con orgoglio il loro essere cittadini di quel Paese anche con scelte di tipo autarchico che mirano a difendere i loro prodotti. Per maggiore chiarezza riporto i dati riguardanti la quota di mercato di tutti i marchi, francesi ed italiani, nei rispettivi Paesi, riguardanti quel tipo di prodotto industriale: i marchi francesi detengono una quota interna leggermente sopra al 60%, mentre i marchi italiani detengono una quota interna pari al 33%: poco più della metà. Che i francesi siano più furbi degli italiani?

Evidentemente, e lo dico con un certo fastidio, lo devo ammettere, non ci rendiamo conto che,
comportandoci in tale maniera, pur nella assoluta libertà di scegliere le soluzioni che a noi sembrano più consone, danneggiamo gravemente le nostre aziende, le quali, poi, sono costrette a mettere i propri operai in cassa integrazione. Come fare a farlo capire a molti italiani?
E' possibile che non abbiamo un minimo di orgoglio nazionale?

E' in questa ottica, del recupero della nostra forza, della nostra identità e del nostro orgoglio, che ci sono azioni personali e politiche da eseguire con la massima determinazione e con il massimo coraggio:

acquisizione della piena consapevolezza del nostro ruolo comprendendo che certe cose sono possibili mentre altre no,
lotta senza quartiere contro la criminalità organizzata e le contiguità politiche che stanno occupando, sempre più,  spazi prima riservati alla comunità,
lotta contro la corruzione nella Pubblica Amministrazione (diventata intollerabile),
lotta con tutti i mezzi, vecchi e nuovi, contro l'evasione fiscale, autentica piaga sociale,
eliminazione degli sprechi, qualunque sia la loro origine
.

Sono essi, e non altri, i veri mali del nostro Paese. Sono essi che consumano interamente quanto produciamo in un anno. E per i nostri bisogni, istruzione, lavoro, assistenza medica, pensioni, la famosa crescita? Rimane davvero ben poco. La realtà è molto triste, ma è questa e solo questa.

E se qualcuno fa finta di niente e ci vuole riportare in un campo che oramai non ci appartiene più ? Possiamo e dobbiamo ricordarglielo noi. I modi e i tempi li sappiamo benissimo! E' davvero inutile ripeterli. Dipende solo ed esclusivamente da noi. Auguri!