I miei perché

 

Giugno 2011 - Quando i giovani guidano il cambiamento

Quando i giovani guidano il cambiamento

Gli avvenimenti in Nordafrica
La rivolta dei giovani
I giovani in Italia
L'Italia è una grande Nazione
Legalità
I giovani e i grandi uomini
Caratteristiche dei grandi uomini

La "questione palestinese"

L'Afghanistan e non solo
Una grande notizia in prima pagina

 

Un popolo non può essere soffocato nel desiderio di libertà, di democrazia, di condizioni di vita migliori. Un popolo non può essere soffocato nel desiderio di avere una classe dirigente meno corrotta, attenta alle sue necessità e non impegnata a spartirsi il potere e la ricchezza. Un popolo vuole essere al centro di un progetto che miri esclusivamente alla costruzione di un futuro migliore per se stesso e per le generazioni future.
È da qui, dal desiderio di essere artefice del proprio destino, che nasce la voglia di libertà e di democrazia. Gli avvenimenti di questi ultimi mesi in Nordafrica ne sono una prova tangibile. È stata ed è una esplosione di forza e vitalità assolutamente imprevedibile, che ha sorpreso il mondo e che, non a caso, è venuta principalmente dai giovani, dai giovani di Internet, dai giovani che vogliono un futuro migliore.
Dico, non a caso è venuta dai giovani di Internet, perché i mezzi di comunicazione tradizionali (televisione, giornali) li puoi anche controllare, ma controllare Internet è molto più difficile. Internet è uno straordinario luogo di aggregazione dove le idee e le informazioni sono come un fiume in piena che è difficile fermare. È un fatto molto significativo che anche Papa Ratzinger abbia definito la Rete «un dono per l’umanità» e nel gennaio di quest’anno abbia perfino lodato i social network che «offrono nuove opportunità di condivisione, di dialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive».
Perché la rivolta è guidata dai giovani? Perché qualsiasi ribellione, qualsiasi atto di disobbedienza ha come interpreti principali i giovani, con la loro vitalità, con il loro coraggio, con la loro mentalità aperta al nuovo. Non è stato forse un giovane, Jan Palach, tanti anni fa, in Piazza San Venceslao, a Praga, a cospargersi il corpo di benzina e darsi fuoco, come atto estremo di ribellione alla invasione delle truppe dell’Unione Sovietica?
Non è stato forse un giovane studente cinese, nella primavera del 1989, a sfidare i carriarmati sulla piazza Tienanmen a Pechino? Sono i giovani ad essere portatori delle istanze migliori, più autenticamente forti, tali da determinare, a volte, i destini di un popolo.
Ed allora là, in Nordafrica, dove la lotta è difficile e cruenta, (i dittatori, a qualsiasi latitudine, usano tutti i mezzi pur di non abbandonare la scena dei loro privilegi), alla fine vinceranno loro, ne sono sicuro, è inevitabile, hanno già vinto.
Già, in Nordafrica i giovani guidano la rivolta perché più coraggiosi, più informati, più aperti al mondo dei loro padri e da noi, in Italia, i giovani cosa fanno?
Anche in Italia i giovani sono straordinari, per certi versi sorprendenti. Vederli saltare di gioia sulle più importanti piazze, Milano e Napoli in testa, in occasione delle recenti votazioni, è stato qualcosa di veramente unico, qualcosa che ha già lasciato il segno. È la dimostrazione che vogliono il cambiamento, subito, senza tentennamenti. Ed è bellissimo che le aspirazioni più forti vengano da loro, perché il futuro è nelle loro mani, sono loro che dovranno costruire un’Italia migliore. L’Italia è una grande Nazione, ma per crescere, per diventare migliore, in questa fase storica così difficile, ha estremo bisogno di normalità, di ritorno ad un confronto civile tra i partiti, di profondo rispetto per i cardini del nostro modello di democrazia: il Parlamento, il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale, la Magistratura, le Forze dell’Ordine.
L’Italia ha anche bisogno di ritrovare tensione verso comportamenti che non mirino ad interessi personali o di parte, ma siano invece indirizzati al bene della collettività.
Il grande debito pubblico, il livello di crescita moto basso, l’incalzare del mondo globalizzato (Cina, India, Brasile, e non solo…) impongono radicali cambiamenti nel modo di pensare e di agire.
È necessario mettere al centro del nuovo "progetto Italia" alcuni temi fondamentali: la legalità, l’istruzione, il lavoro, l’accoglienza...La legalità, intesa come rispetto delle leggi è, a mio avviso, la chiave di volta: non è possibile che le varie mafie e cricche politico-affaristiche sottraggano ai cittadini così ingenti risorse. Non è possibile che l’evasione fiscale superi i 270 miliardi di euro. Per ottenere cambiamenti radicali in questo senso, al di là di leggi più o meno restrittive, di un grande lavoro delle Forze dell’Ordine, c’è un’unica possibilità: cambiare la pericolosissima mentalità che oramai quasi tutto è possibile, che l’unica cosa veramente importante è arricchirsi e farlo in fretta.
Altro punto fondamentale è l’Istruzione: non c’è vero progresso, non si sta al passo con le nazioni concorrenti e con quelle emergenti, se non si investe nella ricerca, nello sviluppo di nuove tecnologie, se non si fa il possibile per trattenere nel nostro Paese le menti migliori, se non si rende un intero popolo sempre più istruito e capace. E poi il lavoro: solo se si ottengono significativi miglioramenti nella legalità nei comportamenti, nella istruzione e nella mentalità della gente, si potranno avere più occasioni di lavoro, soprattutto per i giovani.
Ma loro, i giovani, in concreto, cosa dovrebbero fare per incidere in maniera profonda nelle sfide che ci attendono?
Lo dico rivolgendomi direttamente a loro (sono abituato a fare ciò, avendo insegnato per trentacinque anni), e credo che posso permettermelo, se non altro perché ho sessant’anni e nella mia home page c'è scritto: io, che amo la libertà e odio le ingiustizie e le sopraffazioni.
Primo: ispirate i vostri comportamenti, nei limiti del possibile e della vostra sensibilità, ai grandissimi che hanno fatto la storia dell’umanità, a partire da duemila anni fa fino ad oggi: se lo farete, diventerete man mano più saggi e quindi dei cittadini migliori.
Secondo: “imbottitevi” di ideali, libertà, giustizia, uguaglianza…, perché sono loro che ti danno grande forza e determinazione, anche se a volte ti provocano dolore nel petto.
E poi, forse la cosa apparentemente più facile da realizzare, circondatevi di grandi uomini (uomini e donne, naturalmente), e non è difficile, avete intelligenza e conoscenza del modo per riuscire in ciò: i grandi uomini si riconoscono a vista, l’Italia, fortunatamente, ne è piena. Le loro caratteristiche? Non gran parlatori, non arroganti (è molto importante!), spesso timidi, a volte quasi un po' “indifesi”, sovente faccia da buoni, ma idee chiare e grande determinazione e forza. Non lasciatevi quindi incantare dall’eloquio facile e dalle frasi ad effetto, scegliete persone che facciano veramente l’interesse della collettività.
Non è più tempo di ideologie o, per lo meno, non ora, non in questa fase storica, è tempo, appunto, di grandi uomini.
Se uno vi dice che è bello pagare le tasse, è sicuramente un grande uomo (purtroppo non è più tra noi), perché pagare le tasse, piacevole o non piacevole che sia, è un dovere del cittadino, è una cosa di cui essere fieri.
Se uno vi propone una persona solo perché è famosa o bella o tutte e due, offende la vostra intelligenza dall’inizio, da quando l’ha scelta solo perché tale.
Se uno ha ideali di accoglienza e vi dice: «al centro dell’azione umana deve esserci la persona, la convivenza appartiene al nostro futuro», è un grande uomo che merita solo rispetto e considerazione.
Se uno vi dice «per i referendum andrò a votare», quasi dovendosi giustificare per un gesto che invece deve essere assolutamente normale e doveroso, è un grande uomo che andrà a fare quello che ogni cittadino ha il diritto e il dovere di fare, soprattutto se uomo delle Istituzioni. Grazie Presidente Napolitano.
Il concetto è chiaro: se non volete o non potete impegnarvi direttamente, affidate il vostro futuro a grandi uomini, sono loro che lavoreranno per voi e per i vostri figli, e non sarete soli nel fare ciò, vicino a voi ci saranno altri giovani, non giovani all’anagrafe, ma giovani dentro. 

 

Il conflitto Israelo-Palestinese

Perché l’Afghanistan?
È una delle tante domande, pressanti e dolorose, che mi pongo e a cui, purtroppo, non riesco a dare una risposta. Motivazione ufficiale, ed è quella vera: la coalizione internazionale, Stati Uniti d’America in testa, è presente militarmente in Afghanistan in quanto, in seguito all’attentato dell’undici settembre, bisognava e bisogna ancora sconfiggere l’organizzazione terroristica Al Qaeda.
Sgombriamo subito il campo da ogni equivoco: ogni atto di terrorismo va condannato, non ammette giustificazioni di sorta.
Continuiamo nella analisi: dopo dieci anni di gravissimi lutti, tra i civili e tra le forze militari (ne sa qualcosa anche l’Italia), i risultati sono pressoché nulli. Qualcuno, di natura ottimista, risponde: con la recente uccisione del suo capo carismatico, Osoma Bin Laden, l’organizzazione ha ricevuto un durissimo colpo, quindi un risultato importante è stato ottenuto. Temo, purtroppo, che le cose non stiano esattamente così e che la risposta sia, appunto, ottimistica. Credo, invece, che la risposta stia in un piccolissimo appunto lasciato dallo stesso Bin Laden, ignorato da tutti ma che, invece, esprime una grande verità: “la sicurezza degli Stati Uniti d’America, e quindi del mondo intero, sta nella risoluzione della annosa “questione palestinese”. È esattamente quello che ho sempre pensato, e non ci vogliono straordinarie doti intuitive, anche se i politici sembrano essere molto miopi in merito.
Finché non si daranno risposte concrete alle sacrosante aspettative del Popolo Palestinese, l’organizzazione Al Qaeda, o un’altra, continueranno a mietere vittime innocenti.
Non si può pensare si sconfiggere una organizzazione radicata nel territorio (Afghanistan, Somalia….) e nelle menti di tantissimi individui, semplicemente eliminandone il capo : il suo posto viene subito preso da un altro ( si è già presentato!).
In Italia sono state sconfitte le brigate rosse perché l’organizzazione era circoscritta a pochi individui e non aveva alcun punto di ancoraggio nella popolazione. Non è facile sconfiggere quel tipo di terrorismo perché il dramma e l’umiliazione del Popolo Palestinese sono nelle menti e nei cuori delle popolazioni islamiche (e non solo).
Ed allora ci vogliono coraggio ed umiltà, sia da parte dei dirigenti Palestinesi che da parte di quelli Israeliani. Un politico è tanto più illuminato quanto più coraggioso, capace di scelte a volte difficili ma necessarie. E se non saranno abbastanza coraggiosi gli attuali dirigenti, lo saranno i loro figli: gli avvenimenti cruenti nelle zone limitrofe ne sono una prova chiara ed inequivocabile.
La risoluzione della “questione palestinese” sarebbe veramente un fatto di rilevanza straordinaria per il mondo intero. Ed allora niente undici settembre, niente armi di massa da parte di Saddan Hussein ( dov’erano?), niente armi nucleari da parte dell’Iran, niente di niente.
La mia è una analisi semplicistica?
Non credo proprio. Di sicuro non ci sarebbe stato l’11 settembre (dimostratemi il contrario!) e l’Iran non sarebbe così aggressivo nei confronti di Israele. Su Saddam avete qualche possibilità in più di convincermi se mi dite che le armi erano una giustificazione di facciata, in realtà le motivazioni erano altre. Ed allora cosa diciamo alle migliaia di madri che piangono i loro morti? Continuiamo a mentire o forse sarebbe finalmente il caso di dire come stanno le cose? Dire che il rimedio c’è ed a portata di mano, basta avere coraggio.
Quindi, cari governanti delle Nazioni Occidentali, fino a quando continuerete a far finta di niente (o quasi), a limitarvi a qualche viaggio nei territori interessanti (sono anni che fate ciò, senza aver ottenuto alcun risultato). Se un fratello sbaglia, non conta la parentela, bisogna dirglielo che sta sbagliando, anche con le maniere dure, se necessario, soprattutto se è un fratello.
Conclusione: forse il terrorismo non potrà mai essere sconfitto ( è come sperare di sconfiggere per sempre il male), di sicuro quello di “direzione mediorientale” riceverebbe un colpo davvero mortale se sulle pagine dei quotidiani del mondo spiccasse il seguente titolo: accogliamo tra noi un nuovo Sato, la Palestina.

Dati numerici:
Superficie della striscia di Gaza: 360 kmq
Popolazione: 1650000 abitanti ( come se in un quadrato di lato 19 km ci fossero 1650000 persone, e se allungate un lato dovete restringere l’altro!)
Densità: 4569 abitanti/kmq.

Superficie di Israele: 22072 kmq
Popolazione di Israele: 7441700 abitanti
Densità: 337 abitanti/kmq

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