L'Italia che non vuole cambiare

Evadere il fisco con la scusa che...
I comportamenti pubblici sono una cosa e......
I giudici non agiscono secondo i dettami della legge......!
Le intercettazioni violano la privacy!
Tutto ciò gli italiano lo hanno capito?
Le debolezze anche nei "piani alti"
E' troppo comodo giustificare i nostri mali........
Gli italiani che se la prendono con la Germania!

L’Italia è un Paese in grande difficoltà, evidente ed acclarata, soprattutto dal punto di vista economico. I livelli di benessere conquistati a partire dal boom economico degli anni sessanta, sono andati man mano diminuendo costringendo gran parte della popolazione a rivedere certi comportamenti che si erano andati consolidando nel tempo.
Colpa sicuramente di un mercato globale che ha visto molti Paesi farsi avanti con prepotenza e conquistare spazi fino a poco tempo prima impensabili. Colpa, soprattutto, di scelte politiche che hanno privilegiato il consenso a scapito della razionalità e della convenienza, il tornaconto elettorale a scapito dell’efficienza individuale, della preparazione e della probità nei comportamenti. Colpa della tendenza, da parte della stessa, a preoccuparsi principalmente di difendere i suoi interessi, ad ogni costo e contro tutto e tutti, superando certi limiti che il semplice buonsenso avrebbe imposto di non superare.
A partire da qui, da scelte e comportamenti che definire discutibili è poco, è stato fatto credere alla gente che in fondo molto era consentito e perdonato, magari evadere il fisco con la scusa che la tassazione era insopportabilmente alta, magari portare i capitali all’estero, in Svizzera o nei paradisi fiscali, oppure aggirare certi ostacoli con una bustarella o con una mazzetta, certamente più consistente.

Ancora, è stato fatto credere che i comportamenti pubblici sono una cosa e quelli privati un’altra: in privato uno può fare quello che vuole, anche se occupa posizioni di grande responsabilità nella gestione della “cosa” pubblica. Vero che in privato uno può fare quello che vuole? No, è falso. È falso ancor di più se quel politico, muovendosi sul palcoscenico mondiale, deve fornire l’immagine di un Paese serio, efficiente, che ispira fiducia e punta diritto verso il futuro con decisione e senza tentennamenti.

È stato fatto credere, o si è tentato di far credere, che i giudici non agiscono secondo i dettami della legge e della imparzialità, ma muovono la loro azione con intenti meramente persecutori. In questa logica la quasi inviolabilità del ruolo di parlamentare: anche se per lo stesso vi era un mandato di arresto da parte della Magistratura, il Parlamento si affrettava a rifiutare il proprio consenso con la scusa che sicuramente si trattava di una “azione persecutoria” da parte dei “soliti giudici” che evidentemente non hanno cose più serie da fare!

È stato fatto credere che le intercettazioni violano in maniera clamorosa la privacy e quindi è necessario limitarle al massimo, anche se ciò comporta una minore incisività nella lotta contro la criminalità organizzata, come giustamente hanno messo in evidenza i Magistrati, e non solo.

È questo, e non un altro, il quadro in cui si è mossa per anni la politica italiana.

E gli altri che facevano? Gli altri naturalmente guardavano, osservavano e giudicavano. Perché l’Italia, nonostante tutto, era e rimane un grande Paese, fa parte di un ben preciso contesto mondiale e quindi ogni sua azione viene valutata con attenzione, passata al microscopio.
Viene valutata dalle agenzie di rating, quelle che giudicano l’affidabilità di un Paese, e valutata, di conseguenza, anche dai mercati finanziari, quelli che muovono le nostre azioni e i nostri titoli di stato. E, sfortunatamente per noi, i mercati finanziari hanno un peso determinante nella nostra economia, nella economia di un Paese che ha alimentato negli anni il suo debito in maniera quasi insostenibile (oltre il 120% del suo PIL) ed ha, nel contempo, bisogno vitale di denaro fresco per poter sopravvivere ed evitare il fallimento.

Tutto ciò gli italiani lo hanno capito? Sicuramente lo aveva capito il Capo della Stato, Giorgio Napolitano, quando, meno di un anno fa, scelse il Prof. Monti come “extrema ratio” per evitare il disastro. Sicuramente lo hanno capito tutte quelle persone, soprattutto giovani, che si sono mobilitate con manifestazioni pubbliche, meeting, richiami sul web.
Sicuramente lo hanno capito tutti quelli che si stanno organizzando con varie liste in vista delle prossime elezioni. Ho l’impressione, per non dire la certezza, che non lo abbiano capito tutti quelli che auspicano “ritorni al passato” per riannodare un filo che si era spezzato, perché, si sa, le facili suggestioni sono meglio della cruda realtà. Ho l’impressione che non lo abbiano capito tutti quelli che continuano ad evadere il fisco e portare i capitali all’estero. Ho l’impressione che non lo abbia capito tutta quella politica che stenta a rinnovarsi e a progettare un vero futuro e appoggia l’attuale governo solo “di facciata”, mentre nei fatti cerca di ostacolarlo e dimostrare così che, in fondo, la sua azione dà pochi risultati concreti.
Ho l’impressione che non lo abbia capito certa altra politica che si diletta quasi tutti i giorni a criticare il governo ed il Presidente della Repubblica, non rendendosi conto che in tale maniera danneggia gravemente la rinnovata immagine del nostro Paese.
Questa, purtroppo, non è la strada maestra, la strada che ci porterà fuori dalla zona pericolosa. Ci vuole altro, di più incisivo, di più forte, di più coraggioso.
Intendiamoci: quando si è nel pieno di una “rivoluzione”, certe resistenze, certi fantasmi del passato che riappaiono, sono una cosa pressoché normale, ma mi sarei aspettato una più fredda lucidità, una analisi più approfondita, un progetto più consistente. E invece niente, continuano a dominare pressappochismo, facili condotte, superficialità, tipici di un popolo che, evidentemente, non vuole crescere e spera sempre nella buona stella.

La cosa grave è che certe “debolezze” affiorano anche nei “piani alti”, ai massimi livelli. E no, Prof. Monti, questa volta alcune sue frasi non mi sono piaciute. Mi riferisco, in particolare, ad una intervista al settimanale tedesco Der Spiegel del 6 agosto scorso nella quale ella afferma:«Mi ha molto preoccupato, e l’ho raccontato alla cancelliera Merkel, il crescente risentimento del Parlamento italiano contro l’Europa, contro l’euro e contro i tedeschi». E Prosegue:«Dalla Germania, al contrario di quanto pensano molto tedeschi, l’Italia non ha mai avuto un euro, anzi: i nostri tassi di interessi alti sui titoli pubblici sovvenzionano e tengono bassi i vostri. L’Italia ha messo mano alle proprie casse in favore della Ue ma non ne ha usufruito. Infatti il nostro debito ha raggiunto il 123,4 % del Pil, ma senza i contributi per i fondi salva-stati e i prestiti concessi ai paesi in crisi saremmo al 120,3 %.

Ritengo che certe “preoccupazioni-considerazioni” poteva evitare di renderle pubbliche (ed infatti hanno scatenato reazioni molto critiche in Germania). Nel giro di poche ore sono stati scritti quasi 750 commenti all’intervista, tra cui: “Si sta squalificando”; “Vorrebbe ancora meno democrazia nell’Ue”; “Non diventeremo le vittime sacrificali dell’Ue”; “Non intendiamo finanziare Stati ritenuti troppo grandi per fallire, che non ci lasciano analizzare i loro conti. Forse celano rischi astronomici. La Fiat stessa lo dimostra: non scommette sull’Italia sviluppando in loco siti produttivi”.

Se le poteva e se le doveva risparmiare (tali “preoccupazioni”), in quanto evidenziano un tipico atteggiamento italiano, e cioè quello di voler scaricare su altri almeno una  parte dei propri guai, e svelano anche, in maniera chiara, che in Italia il Governo e le forze politiche che lo appoggiano non sanno bene come muoversi e vivono un momento di assoluta incertezza.

É troppo comodo giustificare i nostri mali (crescita inesistente, aumento del debito pubblico (quando invece dovrebbe contrarsi), diminuzione del Pil, aumento dell’inflazione e conseguente diminuzione del potere di acquisto dei salari e delle pensioni fermi, ormai da qualche anno, al palo), con una eccessiva rigidità da parte della cancelliera Merkel, con una sorta di ossessione da parte della stessa nel pretendere conti in ordine.

È necessario, invece, cercare in altre direzioni, a cominciare dal quel Parlamento, di cui si è fatto portavoce, e che ancora non si decide a varare una severa legge anticorruzione per debellare uno dei grandi mali del nostro Paese. E liberarsi, finalmente, di tutti quei pesi e condizionamenti che impediscono di “creare il nuovo”, quel nuovo di cui l’Italia ha assoluto bisogno.

In questo contesto non so, onestamente, se la scelta di andare alla scadenza naturale della legislatura sia la migliore e quella obbligata: forse sarebbe stato meglio andare subito a votare per “inchiodare “ la politica alle sue responsabilità, piuttosto che perdersi in una logorante attesa che non farà certamente bene alla chiarezza. L’Italia deve dare risposte convincenti, e la politica deve uscire allo scoperto, non continuare a nascondersi dietro al governo Monti e, contemporaneamente, dettare regole inaccettabili.
E se la prospettiva è quella di votare a primavera, che il suo governo acceleri in maniera chiara e convincente, senza guardare in faccia a nessuno, e le regole le detti lei -prendere o lasciare-, come avrebbe dovuto fare da mesi e non ha fatto per non intaccare la suscettibilità di alcuni.

E non continui, caro Presidente, come ha recentemente fatto a Fiesole (6 settembre) in occasione del suo intervento all’ufficio di presidenza del Ppe (Partito popolare europeo), a parlare di “sacrifici chiesti all’Italia che vengono percepiti come ingiusti e che instillano sentimenti antitedeschi, a partire dal Parlamento”.
Gli italiani che “se la prendono con la Germania”, dovrebbero, prima di tutto, pensare a fare il loro pieno dovere di cittadini rispettando le regole, con fierezza e con orgoglio, ed accettando di essere, magari, un po’ più poveri, se questo servirà per costruire un futuro migliore. E, poi, senza offesa, dovrebbero aprire gli occhi, perché sono ancora, purtroppo, davvero purtroppo, piuttosto assonnati!